Tre imprevisti alla cena di gala per i 50 anni del Consorzio Friuli Colli Orientali e Ramandolo

Un invito inaspettato si è rivelato una piacevolissima serata da ricordare. Ho partecipato giovedì 13 luglio ad una serata molto speciale organizzata all’Abbazia di Rosazzo a Manzano (UD) in occasione dei 50 anni del Consorzio di tutela Friuli Colli Orientali e Ramandolo. La cena, realizzata a quattro mani dai cuochi stellati Emanuele Scarello (ristorante Agli Amici di Udine) e Matteo Metullio (ristorante Harry’s Piccolo di Trieste), ha voluto essere un assaggio di Friuli solo per pochi tra giornalisti, esperti del mondo del vino, cantinieri e rappresentanti del Consorzio e delle amministrazioni locali e regionali. Insomma, un pot-pourri di persone e personaggi tutti legati dalla passione e dall’amore per il vino.

Il Consorzio, che unisce quasi 200 viticoltori in una delle DOC più antiche d’Italia, è nato nel 1970. Il “compleanno” dei 50 si sarebbe dovuto festeggiare nel 2020 ma la pandemia non lo ha reso possibile, lasciandoci il piacere di godercelo ora nel 2023. Negli anni il Consorzio ha svolto un lavoro eccellente nella cura, tutela e promozione dei vini e del territorio.

Durante un’intervista rilasciata a Radio Punto Zero, il presidente del Consorzio tutela Friuli Colli Orientali e Ramandolo Paolo Valle ha sottolineato con orgoglio di aver raggiunto grandi risultati, grazie ad un ottimo lavoro di squadra, e che festeggiare questi 50 anni significa pensare al futuro con una forte carica di energia e creatività.

L’Abbazia, che domina dall’alto i Colli Orientali, ha regalato a tutti un panorama indimenticabile, grazie anche agli ultimi raggi di sole e ai colori del tramonto. Oltre alla location però, a caratterizzare questa serata in modo particolare sono state secondo me tre “imprevisti”:

  1. Aperitivo con ramandolo e picolit. Appena arrivati abbiamo trovato ad accoglierci un aperitivo nel chiostro a base di ostriche accompagnate dai migliori esempi di ramandolo e di picolit. Questa scelta mi ha piacevolmente sorpresa, confermando in primis quanto anch’io sono ancorata all’idea ovvia e scontata dell’aperitivo con le bolle e, allo stesso tempo, quanto poco basta per creare curiosità e stupore semplicemente cambiando un po’ l’ordine delle cose.
  2. Il temporale. Una volta accomodati, ciascuno al posto assegnato nei tavoli dalla perfetta mis en place, Matteo Bellotto, scrittore e narratore del vino friulano, ha introdotto la serata parlando della musica scelta e dei vini abbinati ai piatti, delle nuvole che una frizzante bora stava cacciando via. Sono arrivati i primi vini: un friulano di Pizzulin, un pinot grigio di Aganis e quello ramato di Specogna. I nostri palati hanno iniziato a fibrillare con la seppia in salsa verde e soprattutto con il toast di scampi e faraona (un’esperienza di gusto sublime). Avevamo appena iniziato a conoscere gli ospiti seduti accanto a noi quando… la bora si è trasformata in un fortunale e la pioggia ha cominciato a cadere truffaldina. Interrotto il brano anni 80, abbiamo accaparrato due calici di fortuna e ci siamo spostati al coperto. Tutto all’aria. Il Friuli è anche questo, lo si sa.
  3. Le persone. Il temporale è stato provvidenziale: ci ha lasciato giusto il tempo per presentarci a qualcuno per poi rimescolare le carte e farci sedere accanto ad altre persone, con le quali non avremmo mai neanche scambiato un ciao. Ho rivisto vecchi amici, brindato con rinomati cantinieri e chiacchierato con chi conoscevo solo per nome. Ovviamente, tutto scandito dal tintinnio dei calici: un refosco dal peduncolo rosso di Buiatti, un refosco riserva 2014 di La Viarte, un bianco di Canus, un pignolo 2013 di Rodaro (che ho bevuto con cognizione di causa insieme a Ben Little, grande estimatore di questo vino).

Molti altri erano i vini in degustazione, io ne ho assaggiati soltanto alcuni. Finendo con dell’acqua, dopotutto dovevo guidare per rientrare a casa.