Un’estate di grandine in Friuli. Intervista al vignaiolo Roberto Bessich
“La prima grandine di quest’anno è arrivata nel pomeriggio dell’11 giugno. In un primo momento sembrava un vero disastro, poi guardando meglio abbiamo visto che l’uva fortunatamente si era salvata. C’è qualche colpo sul tralcio e dovremo capire il prossimo inverno come gestire la potatura per recuperare al meglio le piante.” Ho intervistato Roberto Bessich, vignaiolo di Roveredo in Piano (PN), e mi ha spiegato cosa significa dedicarsi anima e corpo al lavoro in vigna e vederlo svanire in pochi confusi istanti. Mi ha parlato di notti insonni aspettando la fine del temporale, di sconforto, di accettazione e tenacia.
L’estate 2023 per il Friuli Venezia Giulia passerà come una delle estati più complesse di sempre. Le temperature sopra la media e i temporali improvvisi, con vento forte fino a diventare dei piccoli tornado e tanta grandine: chicchi grossi come noci che piovono a tutta velocità e travolgono ogni cosa. Nelle ultime settimane le pagine sui giornali, in tv e sui social le testimonianze della devastazione causata dalla grandine sono state innumerevoli, non solo riportando i danni all’agricoltura, anche quelli alle case e alle auto. Siamo alle porte di agosto e l’incognita “meteo” è ancora presente e tiene svegli i piccoli produttori locali.
Ho deciso di intervistare Roberto proprio dopo aver visto come erano ridotti i loro vigneti lungo la strada tra Roveredo e Fontanafredda a giugno. La famiglia Bessich produce vino dal 1959 e negli anni ha raggiunto anche ottimi risultati in termini di qualità, con riconoscimenti e soddisfazioni anche recenti (ad esempio, il Puart Savignon 2021). Situata in una posizione strategica all’interno della DOC Friuli Grave, la loro cantina è molto conosciuta dagli americani che lavorano in Base Nato ad Aviano, lontana da loro solo pochi chilometri. Oggi i vini Bessich sono molto apprezzati anche dal cliente italiano, in particolare Il Tornielli Rosso, uvaggio di merlot, cabernet e refosco dal peduncolo rosso, che si distingue per essere un rosso strutturato e complesso, nato in una terra conosciuta per dare il meglio con i bianchi.
“Ottenere un buon prodotto in bottiglia significa avere passione e tecnica, solo così è possibile cercare di avvicinarsi alla perfezione. Il lavoro in vigna è fondamentale e la gestione dei vigneti in estate al giorno d’oggi è sempre più complessa.
“Con il forte sole e le alte temperature è necessario optare per cimare il meno possibile e lasciare che le foglie proteggano i grappoli. Tagliare le punte dei tralci ora potrebbe far soffrire la pianta e creerebbe un deficit nello sviluppo degli acini, compromettendo anche l’invaiatura. Ci piace che le nostre vigne siano un po’ “disordinate”, non proprio esteticamente precise, ma ciò aiuta ad avere migliore qualità nell’uva, migliori profumi e resa nel gusto.
“Limitiamo anche lo sfalcio dell’erba alla base delle piante: dato che qui il terreno è molto sassoso, se esposto al sole rischierebbe di surriscaldare anche le radici (si arriva fino ai 55°). La differenza di temperatura ceduta alla pianta tra un’area con l’erba alta e una con l’erba rasata è di circa 20° in meno.
“La gestione dell’acqua è molto importante e grazie al sistema di irrigazione a goccia possiamo affrontare anche estati calde e secche senza problemi.
“L’arrivo di temporali più o meno violenti però è una cosa che ancora non possiamo prevedere. Ricordo episodi similari circa trent’anni fa, ma da allora niente di così devastante. Quello che possiamo fare è accettare il rischio e affidarsi ad una copertura assicurativa. Anche se un risarcimento economico non risanerà mai la perdita della materia prima utile a restare sul mercato l’anno successivo. Alcune cantine qui vicino hanno scelto di proteggere le vigne con delle reti, soprattutto nei filari più esposti. Ciò però non garantisce la salvezza certa dell’uva e obbliga poi alla vendemmia a mano. C’è sempre il retro della medaglia.
“Occhi puntati al meteo radar e, se preannuncia pioggia, possibili notti in bianco. Non c’è altra soluzione.”
Incrociamo le dita.